Circe, la maga derisa

Circe, chi è, chi era, chi potrebbe essere?
Ce ne parla Omero nel canto X della Odissea, per primo, probabilmente, avvicinandoci ad una figura enigmatica e, da allora in poi, circonfusa di un'aura spessa di malvagità e di piacere nel perpetrare male ai danni altrui.
Probabilmente se si spolverasse la sua immagine dalla patina di quello che le è stato costruito addosso ci si troverebbe di fronte a qualcuno di essenzialmente diverso.
Omero ci presenta una donna potente nella magia (...Circe diva terribile, dal crespo crine e dal dolce canto...), una donna seducente, che usa le proprie arti magiche per ammaliare, sedurre e trarre in inganno, per il puro piacere di farlo.
Solo con Odisseo i suoi inganni non riescono perché l'itacese ha avuto in dono da Mercurio l'erba moly, che respinge la magia di Circe e protegge il laerziade condottiero.
Ci siamo mai chieste perché Circe subisca una così considerevole dose di infamia? La risposta è quasi ovvia, ma così tanto ovvia e alla luce del sole che si rischia di non vederla.
Lei è una donna libera, vive per proprio conto, è Signora delle Selve e degli Animali, nulla nella Magia e negli incanti le è sconosciuto.
Circe è signora e padrona di sè e della propria vita.
Da lei arrivano naufraghi e navigatori bisognosi.
Tutti prendono, nessuno dona.
Tutti chiedono, pretendono, cercano, nessuno le chiede se lei voglia dare, donare, elargire. Tutti, una volta soddisfatti, la abbandonano.
Intrusioni selvagge e aspre in un mondo magico dove Circe è Signora, Dea, Maga.
Circe viene presentata come una figura crudele, falsa e vendicativa e che solo Ulisse, eroe dalle mille astuzie, dai mille amici, anche, riesce a "domare", a concupire, a farsi aiutare e quindi a sfruttare, ricevendo la profezia, ricevendo aiuto, ricevendo tutto.
Che cosa le lascia Ulisse?
Il nulla, il vuoto.
La strega malvagia sarebbe lei?
Circe porta a testa alta il proprio destino di figlia divina, il proprio destino di Maga, di conoscitrice di erbe, di pozioni e di incanti.
Circe porta a testa alta il proprio essere libera, libera di autodeterminarsi senza nessun bisogno di essere aiutata o salvata o, in qualunque modo, soccorsa.
E' lei che aiuta, che salva e che soccorre.
Questo non va bene, in una cultura, quella patriarcale, in cui le donne, che siano Dee o sacerdotesse o streghe o "semplici" donne, devono conoscere il loro posto subalterno e restarci, Circe ha rappresentato sempre e ancora oggi grida la propria impensabile e dissacratoria e autentica libertà di bastare a se stessa.
Ama perchè vuole, non ne ha bisogno. Aiuta perché vuole, non chiede un contraccambio (anche se sarebbe cosa educata e giusta darle indietro qualcosa).
Circe è la maga, la dea, con le maiuscole, la Maga e la Dea, Circe è colei che subisce da millenni l'oltraggio di una fama pestifera e menzognera e guarda a chi la insulta con la maestosità di chi sa, di chi conosce, chi è.


Consiglio per la lettura: "Circe, variazioni sul mito" di Cristina Franco, ed Grandi Classici - tascabili Marsilio

Commenti

  1. Sempre affascinato dalla sua figura (e da tutta la mitologia ellenica)

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    1. La mitologia ellenica non ha molta presa su di me, ma Circe è una Dea che deve essere rivalutata

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